Dal 10 al 12 febbraio 2017 ho partecipato insieme ad alcune maestre della nostra scuola al convegno alla Libera Accademia Aldo Bargero dal titolo: “L’uomo e la tecnica: fenomenologia e considerazioni pedagogiche alla luce della Scienza dello Spirito”
Tre conferenze tenute da Giorgio Capellani, Ingegnere, laureatosi al Politecnico di Milano nel 1985. Ha collaborato con Aziende Multinazionali nel campo delle Tecnologie Informatiche (IBM; HP) ricoprendo diversi ruoli professionali e manageriali in contesto internazionale fino al 2014. Attualmente insegna materie scientifiche nelle Scuole Waldorf a Milano e collabora con i Seminari di Formazione per insegnanti di Oriago, Manduria e Milano

Come maestra di tedesco della nostra scuola impiego solo una parte del mio tempo all’insegnamento: nell’altra parte del mio tempo come libera professionista uso anche le nuove tecnologie, quindi mi sono proposta io di fare un riassunto delle conferenze. Una cosa non semplice visto la complessità del tema e l’ampiezza con cui Giorgio Capellani ha presentato i diversi aspetti.

Proverò a descrivere gli aspetti che mi hanno colpito di più delle conferenze, ma qualche pensiero di cui scriverò è nato anche nei gruppi di lavoro o anche nella mia esperienza privata come maestra e madre.

“Osserviamo il fenomeno!” I nostri bambini e ragazzi sono la prima generazione che si è confrontata, come mai prima d’ora, con la tecnologia. Vediamo ogni giorno ragazzi esercitarsi nel multi-tasking: scrivono un WhatsApp mentre ascoltano la musica e guardano un video. Le statistiche dicono che gli adolescenti di oggi passano mediamente 7 ore a contatto con mezzi elettronici. Ma non sono solo gli adolescenti: bambini di pochi mesi hanno già dei tablet in mano e – last but not least –quanto tempo stiamo noi adulti attaccati al nostro smartphone?

Gli studi ci mostrano che negli USA i disturbi di apprendimento e del comportamento sono aumentati. In particolare l’ADHD nel periodo dal 1997 al 2012 è aumentato di 75 %. L’uso delle nuove tecnologie è chiaramente una delle con-cause.

Guardiamo il nostro cervello: ormai è un dato appurato che il nostro cervello dispone di una grande abilità a modificarsi, sia dal punto di vista strutturale che funzionale e questa capacità si chiama neuroplasticità. Tantissime connessioni riescono a fare si che anche dopo un ictus, il cervello riesca a recuperare delle funzioni spostandole dalla parte danneggiata a una nuova zona del cervello. MA se il cervello del bambino non è nutrito in modo adeguato , certe connessioni non utilizzate vengono semplicemente tagliate e non si creano più. Chi ha meno connessioni invecchia prima e ha un sistema immunitario più debole.

Nel primo settennio il bambino impara IMITANDO. Una fiaba guardata sul I-Pad non è assolutamente la stessa esperienza che la fiaba raccontata da mamma o papà.

Dobbiamo chiederci perché i manager della Silicon Valley mandano i loro figli alle Scuole Waldorf. Sappiamo che chi muove meglio le mani ha anche una testa più flessibile. E “muovere le mani” è naturalmente inteso come lo sviluppo della manualità e non solo “strisciando gli schermi” dei mezzi elettronici.

Apprendere è faticoso, ed è il superamento delle difficoltà.

Nei confronti dell’uso dei mezzi digitali devono essere sviluppate delle AVVERTENZE D’USO. E noi per noi stessi dobbiamo ancora sviluppare la coscienza per penetrare gli effetti che hanno su di noi e i nostri bambini.

Noi genitori e maestri siamo obbligati a sapere e sperimentare: non è più ammissibile, neanche in “un ambiente Waldorf”, dire “Io non voglio avere a che fare con queste cose”. I nostri bambini e ragazzi entrano in contatto con questi fenomeni, chi prima chi dopo. Giorgio Capellani sottolinea diverse volte che dobbiamo “berci il calice amaro” e quindi guardarci anche un videogioco in cui il sangue cola dallo schermo come se fosse vero o vedere un video di un “youtuber” molto seguito per capire il linguaggio che usa e poi poterci chiedere: “Cosa nasce in noi?”

In Italia i grandi centri psichiatrici a Roma e Milano hanno aperto dei nuovi reparti per le “patologie digitali”, si parla di cyberbullismo etc.: Come reagire? Non esiste un vademecum. Dobbiamo vivere “in questo momento”, informarci e provare a dare risposta alla domanda “Qual è il nostro ruolo?” ogni giorno in modo nuovo.

Io personalmente ho avuto una conversazione con un genitore che mi ha confessato di aver dato il cellulare a sua figlia a 11 anni. Il 95 % dei ragazzi della sua classe (in una scuola statale) ne aveva già ricevuto uno e quando anche la migliore amica della figlia aveva ricevuto il cellulare, era quasi impossibile non cedere. MA nella vita fortunatamente non esiste solo bianco e nero/ si o no, c’è anche una via di mezzo. Questo genitore ha detto: “Si, mia figlia adesso ha il cellulare ma esistono degli orari in cui lo può usare e la sera viene messo via da noi genitori e vengono anche controllati i suoi accessi ad Internet e al gruppo WhatsApp di cui fa parte. Questo non è un immischiarsi, questo è un nostro dovere come genitore.”

Torniamo alla conferenza di Giorgio Capellani: Il secondo giorno ci parla del mito di Prometeo che ha portato il fuoco agli uomini ed è stato punito gravemente. Il dono del fuoco è diventato un bene e un male per gli uomini: il fuoco scalda e dà luce ma può anche distruggere tutto. La stessa cosa vale per la tecnica e la tecnologia. La tecnica può renderci liberi ma dobbiamo sapere come usarla. La domanda che ci pone G. Capellani già nel titolo della sua 2^ conferenza è: “L’impatto della tecno-scienza nella vita dell’uomo adulto: protagonisti o esecutori?”

Giorgio Capellani ci spiega anche la storia della fenomenologia della macchina e la storia dello sviluppo della tecnologia.

Per me personalmente si crea –ascoltando la conferenza – un’immagine del piccolo Rudolf Steiner che vive un’infanzia particolare per un bambino di quel tempo essendo figlio di un capostazione (R.Steiner è nato 1861 e solo dal 1854 esisteva il collegamento con la locomotiva a vapore da Trieste fino a Vienna). La locomotiva a vapore è stata comunque per alcune persone che la vedevano per la prima volta “come un mostro che sputava fumo nero”. L’invenzione di questa macchina a vapore è – come spiega G.Capellani – la prima macchina in cui si crea durante il processo un vacuo, una cosa che crea orrore ai filosofi grechi, “horror vacui”. Oggi giorno una locomotiva è una cosa nostalgica per noi perché siamo abituati a confrontarci già con macchine che funzionano senza l’aiuto dell’uomo –HUMANLESS. Il contadino dei nostri tempi rischia di diventare un funzionario della tecnica: basti pensare ai prodotti OGM etc. (93 % del cotone in USA è geneticamente modificato). Ma anche oggi l’uomo deve fare l’uomo e ci riesce: G. Capellani dice scherzando “anche Antonio Banderas lavora senza olio di palma” perché ci sono uomini e donne che si sono ribellati all’industria.

E il successo sempre più grande della biodinamica, con al centro il corno letame, è un esempio e un simbolo per “l’altra tecnologia”!

Ci sarebbe da aggiungere tanto ma vorrei terminare con i pensieri seguenti: Se non usiamo la tecnologia in modo cosciente, diventa pericolosa. Chiudiamo una finestra al mondo e naturalmente anche al mondo spirituale. Siamo essere umani a cui è stata data l’arte e l’arte della parola, ci è stato regalato la capacità di PENSARE e “Il pensare è un organo dell’uomo destinato a osservare qualcosa di più alto di quello che offrono i sensi.” (Rudolf Steiner)

Noi come Scuola Waldorf di Borgnano abbiamo la fortuna di avere la possibilità di sentire la conferenza di Giorgio Capellani il 24 marzo come appuntamento del nostro programma culturale. Sarà una preziosa occasione per porre delle domande a lui direttamente e di ricevere delle risposte preziose.

Maestra Heidi

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