Soprattutto durante la prima guerra mondiale e gli anni successivi, Rudolf Steiner prese atto del disfacimento delle strutture sociali del tempo e del fatto che né il passato né certi orientamenti del suo presente sarebbero stati guide utili per trovare delle soluzioni durature. In accordo con la sua concezione di evoluzione dell’umanità e quindi anche delle forme sociali, egli dedicò alcuni importanti scritti e soprattutto interventi pubblici a spiegare che le tre sfere principali in cui si articola la vita sociale – e cioè l’economia, la politica e la sfera culturale – dovevano essere separate e rese sempre più autonome l’una dall’altra. Solo in tal modo il loro funzionamento complessivo avrebbe potuto generare degli esiti armonici.

Per esempio, non è socialmente sano che i Governi (cioè la sfera politica) influenzino il modo di pensare dei cittadini, o le loro pratiche religiose o ancora l’educazione scolastica. Infatti, la sfera culturale è emanazione di quella vita spirituale cui si addice la pluralità e la libertà. Analogamente, l’accesso all’istruzione dovrebbe essere svincolato dalle condizioni economiche delle famiglie, né l’educazione dovrebbe trasformarsi in una merce di consumo ed investimento come accade a tutte le altre merci presenti all’interno dei circuiti economici.

Il movimento Steiner-Waldorf si adopera per la libertà di educazione e di accesso a scuole non statali e senza discriminazioni religiose, di casta, etniche, linguistiche e di censo.

Pena lo scadimento nell’astrazione e quindi nell’irrilevanza, la triarticolazione sociale, cioè il tendere ad una crescente separazione delle tre sfere, non può essere progettata teoricamente o applicata meccanicamente partendo da programmi scritti a tavolino, ma richiede un’accurata conoscenza delle situazioni contingenti su cui si intende intervenire.